"Il complesso ammazza-talento”, lo chiama la giornalista del Corriere della Sera Virginia Nesi, perché innesca un meccanismo di autoboicottaggio che frena soprattutto le donne: è la sindrome dell’impostore. Non una malattia, ma un senso di inadeguatezza che ha contagiato anche ragazze di successo, come la content creator Camihawke: “Me ne sono accorta principalmente nel periodo universitario – racconta -, per cui tutti i miei successi, i buoni voti agli esami tendevo sempre a farli risalire a una grande percentuale di fortuna”. Ce l’hanno anche i nuovi adolescenti, la generazione Alpha che sta crescendo? Il professor Mario Fillioley dice che i suoi alunni ne sono immuni “anzi hanno un atteggiamento eccessivamente spavaldo”, distratto, frettoloso; e prestano attenzione, con ansia crescente, solo ai social. “Ragazzi molto sensibili – aggiunge il collega docente Vincenzo Schettini, star del web -: ma che rischiano di sviluppare una dipendenza dalle tecnologie”. La giovane Alessia Lanza, dall’alto dei suoi 4,4 milioni di follower su TikTok, racconta come ha imparato a gestire il mezzo (con cautela e l’aiuto del papà). E confessa con semplicità - come Camihawke - di essersi anche fatta aiutare dalla psicanalisi, che può contribuire anche a disinnescare la sindrome dell’impostore. Un passaggio da fare per farsi valere come donne, però, avverte la linguista femminista Vera Gheno, è innanzi tutto riconoscere il patriarcato dentro di noi. Quindi creare una comunità solidale. Anche attraverso l’amicizia femminile? È quello in cui credono la conduttrice Ema Stokholma e la vicedirettrice vicaria del Corriere Barbara Stefanelli, “spiate” in una conversazione in corridoio.
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