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サマリー
あらすじ・解説
È stato singolare ritrovarmi di nuovo in piscina per delle gare al sabato e alla domenica. Ma soprattutto non riuscivo più a capire se fossi ritornata indietro nel tempo, come quando nuotavo agonisticamente – l'avevo fatto fino a giugno del 2016 –, o se fossi solo andata in avanti con un grande balzo, e un vuoto lasciato nel mezzo. Mi sono ritrovata con pochi ragazzi e ragazze più giovani attorno, e molti signori e signore, non più esattamente giovani, accanto. Appena arrivata al Bocconi Sport Center ho sentito quella piccola ansia pre-gara, mi mancava. Nello spogliatoio mi sentivo carica per buttarmi ancora una volta in quest'avventura. Dopo uno scioglimento, uno smollo veloce nella piscina bollente, funzionale per tenere calda ogni fibra muscolare, ero già in ritardo per la prima gara. Quindi corro nello spogliatoio a cambiarmi il costume, per averlo asciutto, poi mi metto i pantaloncini, la maglietta, e la cuffia della squadra, e vado con gli occhialini e il cartellino FIN in mano alla camera di chiamata. Mi siedo, osservo, non riesco ancora a capire in quale parte della vita fossi effettivamente finita, se indietro o se avanti, come dicevo, e spero fin da subito di non ritrovarmi a competere con una sessantenne che avrebbe fatto il mio stesso tempo con disinvoltura, o addirittura mi avrebbe battuta gareggiando nella corsia affianco. Metto gli occhialini e vengo chiamata, la mia batteria è la numero 2, l'ultima è la numero 1, la più veloce. Tenevo a quei 50 metri dorso come ho sempre tenuto a ogni gara, sarebbe stato impensabile vedermi distratta o svogliata, ero concentrata, ero lì per fare del mio meglio. Corsia 5, proprio al centro dell'attenzione, e via, si parte. Non avevo fatto il tempo che speravo, ma avevo dato tutto. Dopo una polmonite bilaterale, che il mio corpo non può avere ancora assorbito completamente, dovevo comunque ritenermi soddisfatta. In pochi giorni, in ospedale, il valore dell'emoglobina era sceso drasticamente, da 13 g/dL a 9 g/dL, non erano passati nemmeno due mesi da quando ero tornata a casa e mi sentivo un vermiciattolo molle senz'anima; l'integratore di ferro avrebbe avuto bisogno di altri mesi per fare riarrivare al valore minimo di 13 g/dL l'emoglobina: con circa 10,5 g/dL di emoglobina, essere lì a disputare una gara, dopo tutto quello che mi era successo, doveva solo farmi dire "complimenti Miriana, non molli mai, anzi, rilanci e basta". Così vado a fare qualche vasca di defaticamento, e mi ripreparo per andare in camera di chiamata per la seconda gara. Mi mancavano i 50 metri stile libero per quel giorno, poi di domenica, sempre di pomeriggio, avrei fatto i 100 metri dorso. Ero più contenta del tempo nei 50 m stile libero, e anche dopo i 100 m dorso del giorno successivo il messaggio era chiaro: il dorso andava allenato ancora molto, si nuota sempre troppo a stile libero in allenamento, e anche di questo si pagano le conseguenze. Però la vita ti premia quando meno te lo aspetti, avevo lottato tanto, e lei questo lo sapeva. Ero più contenta del tempo dei 50 m stile libero che dei 50 e dei 100 m dorso, l'ho detto, ma già sabato sera, dopo essermi lavata e preparata e aver raggiunto il mio ragazzo e i miei genitori, che mi aspettavano nella parte alta di questa lussuosa piscina, sono rimasta confusa per molti minuti, non mi sarei mai aspettata che mio padre stesse tenendo al collo una medaglia, una mia medaglia, perché l'avevo vinta, ma non nei 50 stile libero, bensì nei 50 dorso! Ero arrivata terza, anche con un bel margine dalla 4ª classificata. Ero contenta, non per il tempo effettuato, ma per quel segnale di speranza, di sorpresa e di stupore, che ancora una volta la vita si era sentita di offrire.
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