• ٢٦ Polmonite, parte quattro

  • 2024/11/29
  • 再生時間: 6 分
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٢٦ Polmonite, parte quattro

  • サマリー

  • Dopo la prima notte in pronto soccorso, la piccolissima colazione, e altro tempo trascorso con la maschera CPAP, ho rivisto i miei genitori, che sono passati a trovarmi. Poi il primario di pronto soccorso, insieme ad altro personale sanitario, si è adoperato per trovarmi una nuova sistemazione nell'ospedale, perché ovviamente non avrei dovuto stare in pronto soccorso in via definitiva. L'idea del primario, che ha condiviso anche con i miei genitori, era quella di portarmi in terapia intensiva, ma visto che quel reparto era già al completo, avrei potuto prendere posto in terapia sub-intensiva (che si trova appena prima dell'intensiva). Mi ci hanno trasportata su una barella chiaramente – dato che non avevo più potuto mettere un piede a terra dal momento del ricovero –, indossando gli occhialini per l'ossigeno, e con l'accompagnamento dei miei genitori. Si trattava della prima stanza all'ingresso del reparto, letti 11 e 12, il 12 già occupato da una signora, l'11 per me. Ho risalutato i miei genitori, mi hanno rimesso la maschera CPAP fino al pranzo; ho mangiato, cercando di capire dove fossi finita e perché, con tanti dubbi di come, e se, si sarebbe risolta la situazione. Nel pomeriggio ho dovuto rimettere la maschera CPAP, e poi alle 17, orario di visita, sono arrivati i miei genitori. Erano scossi, la dottoressa del reparto ha cercato di tranquillizzarli un po', a me questo non faceva bene, intristiva e preoccupava. Poi ho cenato, e prima di un'altra nottata infinita con la maschera CPAP, ho ricevuto la prima buona notizia: avevano trovato il batterio che mi stava tormentando da giorni, Mycoplasma Pneumoniae, e quindi avrebbero potuto somministrarmi l'antibiotico giusto fin da subito. Grazie a tutti i prelievi effettuati avevano cercato la presenza di qualsiasi tipologia di Coronavirus, di qualsiasi tipologia di polmonite, fino ad arrivare a quella conclusione. Gli altri antibiotici non avevano funzionato perché il cattivissimo Mycoplasma Pneumoniae si è specializzato a riconoscerli. La nottata è stata comunque molto pesante, l'infermiera mi aveva legato i capelli malissimo (pensando di fare bene) e non vedevo l'ora di togliere la maschera CPAP, dopo la colazione ho avuto un calo, uno sfogo col pianto, mi avevano letteralmente tirata per i capelli, non capivo perché mi stesse capitando tutto quello, visto che fino a poco prima stavo benissimo. Allora la dottoressa del reparto è venuta a spiegarmi che è proprio un paradosso, sì Miriana, perché sono proprio i fisici più forti, col sistema immunitario più agguerrito, che cercando di combattere al massimo si buttano automaticamente ancora più a terra. Non ero debole, bensì ero giovane, ero troppo forte, e il mio corpo stava strillando da giorni, con la febbre fino a 40 °C che non osava mollare se non sotto effetto del paracetamolo. Il nuovo antibiotico ci avrebbe messo almeno due giorni per farmi stare meglio, dovevo resistere. E così è stato, ho pranzato un po' triste, ho rivisto i miei genitori e finalmente anche il mio ragazzo all'orario di visita, tenuto di nuovo la maschera CPAP, cenato senza voglia, e per fortuna, dopo 48 ore attaccata al letto, la sera del 27 settembre mi hanno fatta rialzare, semplicemente per andare al bagno per conto mio. Ma che fatica ottenere quella piccola libertà!


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    Per il testo integrale, vai qui: https://miry1919.github.io/hugosite/podcast/le-mille-e-una-novella-3/

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あらすじ・解説

Dopo la prima notte in pronto soccorso, la piccolissima colazione, e altro tempo trascorso con la maschera CPAP, ho rivisto i miei genitori, che sono passati a trovarmi. Poi il primario di pronto soccorso, insieme ad altro personale sanitario, si è adoperato per trovarmi una nuova sistemazione nell'ospedale, perché ovviamente non avrei dovuto stare in pronto soccorso in via definitiva. L'idea del primario, che ha condiviso anche con i miei genitori, era quella di portarmi in terapia intensiva, ma visto che quel reparto era già al completo, avrei potuto prendere posto in terapia sub-intensiva (che si trova appena prima dell'intensiva). Mi ci hanno trasportata su una barella chiaramente – dato che non avevo più potuto mettere un piede a terra dal momento del ricovero –, indossando gli occhialini per l'ossigeno, e con l'accompagnamento dei miei genitori. Si trattava della prima stanza all'ingresso del reparto, letti 11 e 12, il 12 già occupato da una signora, l'11 per me. Ho risalutato i miei genitori, mi hanno rimesso la maschera CPAP fino al pranzo; ho mangiato, cercando di capire dove fossi finita e perché, con tanti dubbi di come, e se, si sarebbe risolta la situazione. Nel pomeriggio ho dovuto rimettere la maschera CPAP, e poi alle 17, orario di visita, sono arrivati i miei genitori. Erano scossi, la dottoressa del reparto ha cercato di tranquillizzarli un po', a me questo non faceva bene, intristiva e preoccupava. Poi ho cenato, e prima di un'altra nottata infinita con la maschera CPAP, ho ricevuto la prima buona notizia: avevano trovato il batterio che mi stava tormentando da giorni, Mycoplasma Pneumoniae, e quindi avrebbero potuto somministrarmi l'antibiotico giusto fin da subito. Grazie a tutti i prelievi effettuati avevano cercato la presenza di qualsiasi tipologia di Coronavirus, di qualsiasi tipologia di polmonite, fino ad arrivare a quella conclusione. Gli altri antibiotici non avevano funzionato perché il cattivissimo Mycoplasma Pneumoniae si è specializzato a riconoscerli. La nottata è stata comunque molto pesante, l'infermiera mi aveva legato i capelli malissimo (pensando di fare bene) e non vedevo l'ora di togliere la maschera CPAP, dopo la colazione ho avuto un calo, uno sfogo col pianto, mi avevano letteralmente tirata per i capelli, non capivo perché mi stesse capitando tutto quello, visto che fino a poco prima stavo benissimo. Allora la dottoressa del reparto è venuta a spiegarmi che è proprio un paradosso, sì Miriana, perché sono proprio i fisici più forti, col sistema immunitario più agguerrito, che cercando di combattere al massimo si buttano automaticamente ancora più a terra. Non ero debole, bensì ero giovane, ero troppo forte, e il mio corpo stava strillando da giorni, con la febbre fino a 40 °C che non osava mollare se non sotto effetto del paracetamolo. Il nuovo antibiotico ci avrebbe messo almeno due giorni per farmi stare meglio, dovevo resistere. E così è stato, ho pranzato un po' triste, ho rivisto i miei genitori e finalmente anche il mio ragazzo all'orario di visita, tenuto di nuovo la maschera CPAP, cenato senza voglia, e per fortuna, dopo 48 ore attaccata al letto, la sera del 27 settembre mi hanno fatta rialzare, semplicemente per andare al bagno per conto mio. Ma che fatica ottenere quella piccola libertà!


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Per il testo integrale, vai qui: https://miry1919.github.io/hugosite/podcast/le-mille-e-una-novella-3/

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